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Pillole sul bullismo

Pillole sul bullismo

Pubblicato il: 28-11-2022

Le cause all'origine del bullismo sono plurime e riconducibili a fattori individuali, familiari e dinamiche di gruppo: il temperamento del bambino, l’accudimento infantile, i modelli familiari, l’educazione impartita dai genitori o dalle istituzioni scolastiche, gli stereotipi imposti dai mass media, e ad altre variabili collegate all’ambiente sociale.

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eGeF sostiene lo sviluppo dell’individuo nutrendo la mente e il “cuore”

Le cause all'origine del bullismo sono plurime e riconducibili a fattori individuali, familiari e dinamiche di gruppo: il temperamento del bambino, l’accudimento infantile, i modelli familiari, l’educazione impartita dai genitori o dalle istituzioni scolastiche, gli stereotipi imposti dai mass media, e ad altre variabili collegate all’ambiente sociale.

Lo psicologo svedese Dan Olweus (1966), considerato ad oggi tra le massime autorità a livello mondiale in tema di aggressività e bullismo, è stato il 1° a usare il termine inglese “bullying” per indicare la prepotenza tra pari. La sua definizione prevedeva delle azioni offensive fisiche e verbali nei confronti di un compagno reiterate nel tempo. Successivamente si è riconosciuta l’importanza della prevaricazione indiretta o psicologica.

In particolare Bowlby (1989) e Winnicott sono stati i primi a collegare i comportamenti antisociali a disfunzionalità di attaccamento. Sarebbero proprio le relazioni della prima infanzia a formare il comportamento relativo ai rapporti con gli altri. Bowlby (1989) sosteneva che nel corso delle esperienze ripetute con le figure di attaccamento i bambini si costruiscono immagini mentali delle interazioni sociali, che funzioneranno da guida delle future relazioni adulte.

Un altro fattore importante relativo alla famiglia riguarda i sistemi di valore. In questo caso, sarebbero i valori trasmessi dai genitori a condizionare i rapporti dei propri figli con i coetanei.

Una mente poco nutrita di affetti, calore e vicinanza non consente lo sviluppo delle capacità affettive, cognitive e sociali alla base del vivere comune e dello sviluppo morale e predispone l’individuo a problematiche comportamentali, affettive e sociali.

L’intento di eGeF è quello di sostenere lo sviluppo dell’individuo nutrendo la mente e “il cuore” attraverso programmi di educazione all’affettività, alla relazione e alla bellezza.

Il team eGeF


Bibliografia

  • Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Cortina, Milano.
  • Ciucci, E., Fonzi, A. (1999). La grammatica delle emozioni in prepotenti e vittime. In Fonzi, A., (a cura di), (1999), Il bullismo. Studi e ricerche sui correlati psicologici del bullismo, Giunti, Firenze, pp. 27- 34.
  • De Ajuriaguerra, J., Marcelli, D. (1984). Psicopatologia del bambino. Masson, Milano.
  • Genta, M.L. (2002). Il bullismo. Bambini aggressivi a scuola, Carocci, Roma.
  • Maggi, M., Buccoliero, E. (2006). Progetto Bullismo. L’esperienza e il confronto di quattro progetti di prevenzione, Piacenza, Berti.
  • Molinari, L., Speltini, G. (2001). Il fenomeno delle prepotenze in classe e le dimensioni della competenza sociale, Psicologia clinica dello sviluppo, 1, 95-116.
  • Olweus, D. (1993). Il bullismo. Giunti, Firenze.
  • Olweus, D. (1996). Bulli. In Psicologia contemporanea, n. 133, 1996, pp. 23-28.
  • Olweus, D. (1996). Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Firenze.
  • Tassi, F. (2001). Il bullismo: problemi aperti e prospettive di intervento. Cittadini in crescita, n. 2, pp. 44-53.
  • Vergati, S. (2003). Bully Kids. Socializzazione disadattante e bullismo fra i preadolescenti. Bonanno Acireale- Roma.
  • Winnicott, D.W. (1958). Dalla pediatria alla psicoanalisi. Martinelli, Firenze.

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2018/10/bullismo-cause-olweus/

 

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